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23.2.12

Islanda...primi giorni di viaggio

L’Islanda, per anni avevo ammirato le fotografie scattate da fotografi di tutto il mondo e ogni volta il desiderio di partire mi prendeva diretto al cuore. Una voglia irrefrenabile di mollare tutto e di prendere il primo volo disponibile. Questo desiderio di partire però si scontra spesso con alcuni aspetti di un viaggio che necessitano di essere messi a punto con largo anticipo.
Io e il caro amico Davide però abbiamo impiegato davvero poco tempo e l'idea nacque tutto durante un’uscita fotografica per immortalare l’eclissi di Luna dell’estate 2011. Parliamo di ferie, di viaggi e in un breve scambio di battute concordiamo per un viaggio in Islanda a Settembre. Così, tutto all’improvviso e senza averne mai parlato seriamente prima di quella sera. Dopo appena una decina di giorni avevamo già ultimato tutte le prenotazioni e non rimaneva che contare i giorni che ci separavano dal nostro viaggio in quelle terre che entrambi avevamo sognato a lungo di esplorare.

Venerdì 2 settembre - L'arrivo a Reykjavik

Alle 4 del mattino siamo già diretti all’aeroporto di Bologna. Alle 7 e 05 l’orario di decollo del primo dei due voli che ci avrebbero portati fino in Islanda con un solo scalo a Londra.
I due voli filano via lisci senza intoppi. La maggior preoccupazione ai chek-in era per il chilo di parmigiano nella mia valigia. Se avessimo dovuto lasciarlo a terra sarebbe stata una tragedia.
Atterriamo nella capitale a metà pomeriggio dopo che sull’aeroporto si è abbattuto un forte temporale. Ci dirigiamo subito verso lo sportello per ritirare l'auto a noleggio e qui c'è l’ultimo intoppo. Tre sole persone davanti a noi, ma che hanno reso l’attesa del nostro turno interminabile. Eravamo smaniosi di partire subito all'avventura!
Lasciamo l’aeroporto e seguendo le indicazioni del fido navigatore Garmin, ormai compagno inseparabile di tantissimi viaggi, arriviamo senza intoppi al primo ostello a Reykjavik dove avremmo dormito per una notte soltanto.
Nella capitale si fermano quasi tutti i turisti solo la prima notte e l’ultima perché sorge a soli 50km dall’aeroporto, ma soprattutto perchè chi viene a visitare l'Islanda, lo fa per vivere un'avventura in scenari naturali che non hanno eguali in nessuna altra parte al mondo e non certo per visitare monumenti.
Dopo aver ultimato i rifornimenti in un supermercato Bonus, una catena discount presente ovunque in Islanda, andiamo a mangiare qualcosa di tipicamente islandese, una pizza da “Holly”, un chioschetto lungo la strada gestito da un simpatico ragazzo islandese. Ci ripromettiamo di tornarci al termine del viaggio sperando di non arrivarci troppo provati dalla dieta islandese.
Per digerire le pizze margherite, inaspettatamente ottime, optiamo per una visita al monumento vichingo della capitale. Qualche scatto di circostanza, ma poi decidiamo di rientrare all’hostello.


Sabato 3 settembre - Da Reykjavik a Grundarfjörður

Alle prime luci dell’alba uno dei coinquilini riesce a svegliare Davide, non con rumori molesti, ma tramite esalazione alcoliche. Reykjavik non offre molte attrazioni turistiche, ma se si vuole passare una notte brava offre senz’altro molte opportunità! Il venerdì sera è infatti la serata clou della settimana e molti giovani compiono un tour dei bar della capitale con il chiaro intento di ubriacarsi.
Durante l’ottima colazione in hostello i nostri animi vengono risvegliati dalla presenza di tante ragazze islandesi che animano i tavoli intorno a noi e intuiamo quale possa essere uno degli altri motivi per cui molti ragazzi si innamorano dell’Islanda. A dire il vero, già durante il volo sull’Iceland Express avevamo raccolto qualche buon indizio a sostegno di questa tesi..

La prima giornata in Islanda inizia come era terminata la precedente, sotto una pioggerellina leggera e un cielo plumbeo. Questo tempo grigio rendeva tutto il paesaggio circostante molto piatto e desolante e contribuì a far crescere un po’ di delusione. Il paesaggio era troppo monotono e non ero invogliato a fermarmi per scattare, il che mi preoccupò. La mia delusione era probabilmente dovuta ad un po’ di impazienza dal voler vedere, fin dai primi metri, paesaggi da sogno. Ero però sicuro che dovevo solo pazientare ancora e l'Islanda avrebbe iniziato a farmi brillare gli occhi.

Durante il viaggio verso Grundarfjörður un lungo momento di silenzio, in cui eravamo entrambi persi nei nostri pensieri, viene interrotto da primi timidi raggi di Sole e da un'ampia schiarita all'orizzonte che promette bene per il proseguo della giornata. Finalmente cominciamo a scattare qualche foto e finalmente iniziano a fluire le prime emozioni.


Purtoppo il cielo azzurro e il sole lasciano nuovamente spazio alle nuvole e al freddo e arriviamo a Grundarfjörður in una giornata davvero pessima, ma almeno non piove.
Il paese con le sue abitazioni rivestite per intero con lamiera monocromatica, ricorda un po’ quei paesi nordici dediti esclusivamente alla pesca. La sensazione iniziale che si ha entrando in questi abitati, è quella di attraversare un paese fantasma. Davvero poche le persone per strada.
Senza difficoltà troviamo la reception dell’ostello, ma non c’è anima viva e quindi decidiamo di passare più tardi, magari dopo aver trovato dove mangiare qualcosa.
In quell'istante inizio a pensare ai piatti tipici islandesi e mi passa la fame, ma la vista di un chiosco che vende hot dog mi fa tornare l’appetito. Ordiniamo due hot dog e ci rifugiamo in auto. Fuori, un vento teso e freddo continuava ad imperversare. Di Sole nemmeno a parlarne!
Nel primo pomeriggio, dopo aver scoperto che le camere si trovavano in un casermone nei pressi del piccolo porto, decidiamo per un giro esplorativo della zona. Alla partenza dall'ostello, nuvole scure e cupe avvolgevano ancora i fiordi, solo all'orizzonte sembrava esserci un piccolo spiraglio di bel tempo.
Dopo aver percorso pochi chilometri lungo la costa, il fiordo prese vita. Grossi fasci di luce bucarono la spessa coltre nuvolosa regalandoci un paesaggio nuovo, diverso rispetto ad un istante prima. Fermiamo l'auto e scendiamo in fretta e furia ad immortalare questa luce sensazionale.


Il cielo verso l’oceano era sempre più sgombro da nuvole, solo verso l’interno persistevano alcuni ammassi nuvolosi, ma tutto ciò faceva ben sperare per il tramonto. Decidiamo così di rientrare subito in ostello per cenare anzitempo e avere quindi più tempo per scegliere un buon punto dove scattare.
Nonostante la corsa in auto verso l’ostello e un pasto veloce, usciamo dalla camera proprio quando si potevano già vedere i primi colori del tramonto sopra al fiordo. In quei momenti vorresti avere la forza di arrivare alla meta in men che non si dica. Ti assale una smania che è difficile da tenere a freno e quando si è alla guida di un auto, è facile trovarsi a tavoletta.

Arriviamo nei pressi di una cascata, individuata all'arrivo a Grundarfjörður, e facciamo una piacevole scoperta. Il salto che compie l’acqua non è affatto piccolo come poteva sembrare dalla strada e lo specchio d'acqua sottostante rifletteva i colori del tramonto e il fragore assordante permetteva di assaporare in pieno tutto il momento. Luoghi così meravigliosi a 5 minuti da un paese e a 30 metri dall’auto. Solo in Islanda secondo me si ha questa fortuna.


I colori sul cielo visibile dalla base della cascata non durarono molto, ma una volta tornati all'auto scoprimmo che una striscia di nuvole rosse persisteva ancora sull’orizzonte. Non volevamo perdercela! Ancora una volta quindi ci trovammo a viaggiare a tavoletta per cercare di raggiungere una delle tante spiagge della zona.
L’oscurità era tanta, ma nonostante questo, sull’oceano i colori del tramonto erano ancora saturi e brillanti e rimasero tali per un’altra oretta. Mai visto nulla di simile alle nostre latitudini. A quasi due ore dal tramonto vedere ancora colori così saturi sulle nuvole ci lasciò entrambi stupefatti.


Domenica 4 settembre - Snæfellsjökull e Aurora borealis

Finalmente un cielo azzurro e variegato di nuvole ci accolglie all’uscita dall’ostello e vista la meta odierna, il vulcano di “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne, non possiamo che essere felici del connubio. Svegliarsi un'ennesima volta sotto un cielo plumbeo sarebbe stato demoralizzante.
Il viaggio in auto verso il vulcano offre panorami che lasciano ammutoliti. Siamo fermi ogni 5 minuti con l’auto in mezzo alla strada. La premura di trovare qualche spiazzo dove parcheggiare non sapevo più cosa fosse. Accendevo le frecce d’emergenza e via, fuori dall’auto a scattare.



Dopo un'oretta d'auto cominciamo ad intravedere la cima innevata del vulcano. Il vulcano si erge dal nulla da una distesa di formazioni laviche ricoperte da un muschio dalla consistenza a dir poco gommosa e che può nascondere anfratti anche molto profondi. Inutile dire che camminare sopra questo muschio può essere causa di facili infortuni.


L’obiettivo di giornata è avvicinarsi il più possibile ai bordi del grande ghiacciaio Snæfellsjökull che riveste tutta la cima del vulcano.
Per raggiungere questo obiettivo, imbocchiamo la prima F road del viaggio. Con la lettera F sono indicati sia gli sterrati percorribili con ogni sorta di auto, sia sterrati dove anche un Land Rover può faticare a superare certi ostacoli. La Suzuki Swift, anche se 4x4, non dava molta fiducia vista la scarsa altezza da terra, ma fortunatamente dopo qualche chilometro incrociamo diverse city car e così passa l’ansia e possiamo godere del panorama circostante. Da un lato l'oceano e distese verdeggianti, dall’altro un ambiente arido e privo di colori.


Nuvole basse continuano ad avvolgerci lasciando però spazio a qualche raggio di luce. Un’atmosfera davvero surreale. Da viaggio al centro della Terra. Non possiamo perderci questo momento e una volta parcheggiato, cerchiamo di raggiungere la sommità di una collina dove intuiamo possa esserci una vista unica sulla cima del vulcano. Dopo una rapida salita siamo a bordo del ghiacciaio Snæfellsjökull e la vista spazia a 360° su tutta la zona. Un punto spettacolare..


Rimaniamo seduti sulle rocce vulcaniche per riposarci un po’, ma soprattutto per ammirare l’enorme vulcano. Le nuvole continuano ad avvolgerci e in quel momento archi di luce, simili ad arcobaleni, sembrano fluttuare sulle nuvole e per alcuni istanti creavano veri e propri anelli di luce. Un fenomeno molto curioso e che non ci era mai capitato di vedere.Le nuvole purtroppo si fanno sempre più incombenti e la speranza di tornare a vedere la cima è sempre più debole, ma in queste condizioni il luogo è davvero affascinante. Camminando su questa distesa di rocce vulcaniche penso a come sia stato facile per Jules Verne trovare ispirazione per il suo romanzo “Viaggio al centro della Terra”..



Per rientrare verso Grundarfjörður decidiamo di continuare sulla F road perchè dalla mappa scopriamo attraversa per intero la zona ai piedi del vulcano. La strada comincia subito a salire e ci ritroviamo in poco tempo circondati da una nebbia fittissima che aveva ridotto la visibilità a qualche decina di metri. Davanti a noi riusciamo a scorgere solo il profilo minaccioso di enormi rocce vulcaniche che delimitano la strada. Un’aria fredda e pregna di umidità penetra nell’auto. In quei momenti brividi mi attraversano la schiena, ma non per il freddo..per l'adrenalina! Una situazione climatica che rendeva tutto il paesaggio primordiale, mancava solo qualche dinosauro e il quadretto era completo. Il paesaggio intorno a noi non era tanto diverso da quello incontrato dai primi esploratori islandesi.
Dopo un'oretta circa la strada comincia a scendere di quota e finalmente in lontananza, scorgiamo l’incrocio della F road sulla ring road 1 che annuncia il ritorno alla civiltà islandese, che in quelle zone è rappresentata da pecore, pecore e ancora pecore intente a riposare vicine ai guard-rail.



Visto l'orario e la fame che incombe rientriamo in ostello a pranzare.
Nel tardo pomeriggio durante il nostro girovagare in auto senza una meta precisa, fermandoci ogni qual volta ne percepiamo il bisogno, scopriamo di esserci allontanati parecchio dall’ostello ed è ormai troppo tardi per rientrare e cenare. Con noi però non abbiamo cibo e siamo in mezzo al nulla.
Le speranze di trovare qualcosa sono poche, ma non demordiamo. Il navigatore Garmin ci indica un chiosco a 10 minuti e in men che non si dica siamo nella zona indicata, ma tutte le attività commerciali presenti sono già chiuse per l’inverno, così come il chiosco dove speravamo di mangiare qualcosa.
Abbandonata l’idea di riempire lo stomaco siamo di nuovo a decidere cosa fare. Il tramonto imminente non sembra promettere niente di eccezionale visto il cielo sgombro da nubi. In entrambi scatta l’idea di tentare qualche foto ai cieli notturni islandesi. Si, ma dove andare? L'idea più allettante, che ci trova d'accordo entrambi, è quella di tornare sulla F road percorsa al mattino e avvicinarsi al vulcano per tentare notturne da li.

Parcheggiati in auto nelle vicinanze del ghiacciaio ci mettiamo comodi ad attendere la notte. Qualche partita con l'iPhone di Davide, qualche chiacchera, ma l’oscurità sembra proprio non voler arrivare. Sono quasi le dieci e mezza di sera e nel cielo le stelle visibili sono pochissime. Dopo quasi due ore e mezza di attesa ci stufiamo di restare fermi in auto ad attendere un’oscurità che sembra proprio non voler arrivare. Addirittura ci vengono dubbi che qui il cielo non arrivi mai a completa oscurità, ma in questo periodo dell’anno ci arriva pensiamo! Accendo l’auto e cominciamo a scendere verso valle per avvicinarci un po’ all’hostello. Mentre scendiamo in auto dalla collinetta dove ci trovavamo, butto l’occhio al cielo alla mia sinistra per controllare se qualche stella in più fosse comparsa nel cielo. Ritorno a guardare avanti a me. Altri 50 metri di sterrato e lo sguardo ritorna ancora a cercare le stelle. Poi un qualcosa di non ben definito nel cielo mi fa inchiodare. Abbasso il finestrino. Silenzio….Davide mi chiede cosa c’è….non rispondo….controllo ancora il cielo e urlo: ”Dadda!!…cazzo!!....L’AURORA…..C’E’ L’AURORA!!!!!!!” Davide crede che stia scherzando .....scendiamo dall’auto….entrambi rimaniamo li ad osservare questa scia di colore verde appena percettibile nel cielo, ma non ci sono dubbi. E’ l’aurora boreale!....Brividi fortissimi percorrono la schiena


Cerco di tornare a far fluire ossigeno al cervello cercando di parcheggiare l'auto. Ho i battiti del cuore in testa….brividi…pelle d’oca…lacrimucce agli occhi. Scendo dall’auto e mi giro subito a cercare nel cielo quella scia di colore verde..è ancora li, molto debole, ma è li. Non ci credevo ancora.


Dopo qualche istante siamo entrambi già intenti a fotografare quel fenomeno naturale che nessuno dei due credeva di riuscire ad immortalare nel mese di settembre. Dopo qualche minuto le scie iniziano a comparire anche in altre parti del cielo e più intense delle precedenti, ma il tempo di due foto e svaniscono. Un po’ di delusione per la brevità del fenomeno si fa largo in entrambi, ma è una delusione passeggera, perchè il sentimento predominante è la felicità. Eravamo a dir poco euforici per quello che avevamo appena visto.

Passata l'euforia del momento e tornata la lucidità, decidiamo di rimontare in auto per dirigerci in una zona più aperta ai piedi del vulcano che avevamo individuato nel pomeriggio. Nel guidare verso il punto concordato, tento più volte spegnere i fari allo scopo di individuare meglio l'aurora boreale nel cielo, ma un "inutile" sistema di sicurezza lo impediva. Non contento abbasso il finestrino e cerco di mettere fuori la testa per osservare meglio il cielo. Una scena alla ace ventura e per evitare ulteriori numeri da stunt man, Davide mi rassicura: “Tranquillo, non ci sono, tu pensa a guidare…ti avverto se ne vedo”.
Nuove onde di luce colorate nel cielo ci spingono a fermare l'auto e a uscire armati di reflex e treppiede in men che non si dica. Le aurore compaiono ovunque e per inseguire la loro danza nel cielo, ci spostiamo ogni 5 minuti e dopo poco ci troviamo in mezzo alla strada.



Dopo un’ora di pure emozioni, dove il viso è stato rigato più e più volte da lacrimucce di gioia, lo spettacolo più emozionante che io abbia mai visto si interrompe. In quel momento di pausa ci accorgiamo di essere ancora in mezzo alla strada, quasi ce n’eravamo dimenticati.
Ci guardiamo intorno. 2 ore prima pensavamo all’oscurità che non arrivava, ora sopra di noi potevamo scorgere un cielo stellato e una via lattea che non avevamo mai visto così luminosa in vita nostra! Siamo indecisi sul da farsi e la stanchezza comincia ad essere tanta, ma poi ad un tratto sul vulcano riappare una lama di luce verde. Prima debole poi sempre più intensa, come una cascata di luce che si gettava sul vulcano.
In quegli istanti riusciamo solo ad emettere esclamazioni come “e vaaaaa”….”e vaaaaaa”…..”GUARDAAAAA!!”
Non potevamo credere ai nostri occhi. Un’aurora boreale talmente luminosa che il ghiacciaio del vulcano si illuminò di verde sotto di essa. Ancora qualche istante e la lama di luce iniziò a danzare, a cambiare forma, ad allungarsi sempre di più e dopo un istante tutta la volta celeste era come ricamata da queste scie con colori inimaginabili e per apprezzare meglio smisi pure di scattare. Restare li a testa in su ad osservare quello spettacolo è una di quelle esperienze che non scorderò mai.


3 commenti:

baldacci ha detto...

Mamma mia stefano che belle foto e che viaggio! Direi che un po di invidia ce l'ho!
Bellissime complimenti ancora

Ciao

Andrea Moro ha detto...

Ste!! Complimentiii!!! Rivivo le emozioni del mio viaggio con i Belin!! E poi...sin da subito l'emozione dell'aurora!! Che meraviglia vero??? Complimenti per il piacevolissimo racconto con tante foto davvero stupende! Resto sintonizzato con tanto piacere. E c'è da dire che già dalle premesse si nota che avete fatto un bel viaggio e con delle caratteristiche anche diverse dal nostro (noi abbiamo fatto la prima F road dopo 13 giorni di viaggio) :-) Come mi sarebbe piaciuto salir su verso lo Snaefellsjokull!!

Continua così! Un salutone a Te e al buon Davide!!

Ciao!!

Andrea

Felipegonzales ha detto...

Bellissime foto, complimenti! l'aurora boreale è sempre uno spettacolo mozzafiato, dal vivo sarà senz'altro ancora più bella!

Ciao