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4.8.11

24 ore tra i laghi del colle del Nivolet

Alle 17:45 di venerdì 29 luglio sono già davanti a casa di Francesco pronto per partire alla volta del colle del Nivolet. L'orario di ritrovo è per le 18. Max, che sarà l'autista anche per questa volta, si era raccomandato più e più volte "chi non c'è alle 18 resta a casa!"...peccato che alle 18 e un quarto ero ancora da solo!
Poco dopo finalmente arrivano sia Francesco che Max. Il tempo di caricare il baule e ricordarmi all'ultimo di prendere la tenda e stiamo già volando verso il casello dell'autostrada. Da Reggio Emilia al Nivolet sono circa 380km.
Dopo un viaggio tranquillo e una pausa in un autogrill per la cena con gli ottimi panini preparati dalla mitica mamma di Francesco, alle 23 circa siamo ai 2612 metri del colle del Nivolet.
Proprio in quel momento incrociamo Alfio. Un amico fotografo che, come noi, è alla ricerca di un posto dove passare la notte. Scendiamo oltre il colle del Nivolet verso la piana dove sono presenti i 2 laghi del Nivolet e il rifugio Savoia.
Una volta montati i ripari per la notte, siamo già ad ammirare e fotografare la via Lattea sulle sponde del lago. Non avevo mai visto la nostra galassia così luminosa come qua. Anche le stelle dell'Orsa Maggiore qui sono talmente luminose che brillano se le si resta a fissare per un pò.


La location purtroppo non era il massimo, ma non ricordando con precisione il sentiero per salire ai laghi più alti del colle, abbiamo preferito accamparci qua speranzosi l'indomani di fotografare la volta celeste, da una quota ancora maggiore, nei pressi del lago Leità o dei laghi Tre becchi.
Dopo qualche foto ci fiondiamo dentro le nostre tende e ai nostri saccapeli.
L'umidità della notte e le temperature rigide hanno disturbato il sonno del povero Max che aveva con se un sacco a pelo troppo leggero per combattere le rigide temperature del Nivolet.
Dopo aver aspettato che il Sole scongelasse le nostre tende (l'umidità della notte e le temperature sotto lo zero avevano creato uno strato di ghiaccio sopra la copertura antipioggia!) abbiamo optato per una buona colazione al rifugio Savoia. Anche stavolta infatti i preparati a base di caffeina solubili si sono rilevati delle schifezze. Prossima volta tornerò alla mitica Moca Bialetti!

Poco prima delle 10 siamo già in cammino verso i piani di Rosset dove sorgono i laghi più grandi e spettacolari dell'intero parco del Gran Paradiso. I primi che si incontrano sono il lago Rosset con il suo caratteristico isolotto e il lago Leità che ha invece una caratteristica forma allungata.
La prima volta su questo pianoro non si dimentica facilmente. Dalle sponde di questi laghi infatti la vista spazia su tutte le vette più importanti del Parco: il Gran Paradiso (4061 metri), il Ciarforon (3642 metri)...la becca di Monciair (3544 metri) e altre cime più basse, ma non di minor bellezza.

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Da questo balcone naturale le cime mettono in mostra tutta la loro bellezza, imponenza e "cattiveria". Ci si sente quasi in soggezione...come se ti volessero mettere in guardia dalle difficoltà che occorre affrontare per conquistarne la vetta. Io ne so qualcosa visto che l'anno scorso con mio fratello e altri amici siamo arrivati ad un soffio dal conquistare la vetta del Gran Paradiso (qui il resoconto di quell'uscita).
Un aspetto molto curioso del lago Leità è la presenza di numerose trote che nuotano nei pochi centimetri d'acqua del piccolo affluente alla ricerca di cibo. Durante il tentativo di cattura di una di queste Francesco è riuscito a lavarsi per bene e per cercare di asciugare i pantaloni, si è messo a fotografare in mutande e scarponi per un'oretta. Vi risparmio le foto che documentano il fattaccio. ^_^
Dopo pranzo optiamo per una pausa sulle sponde del Rosset. Qui Francesco darà sfoggio ancora una volta della sua capacità di prendere sonno in tempi da record. Lo vedo sdraiarsi a terra e nel giro di 5 minuti di orologio comincio a sentire un rantolio provenire dalla bocca di Fra...stava già russando!
Nel primo pomeriggio andiamo verso i laghi dei Tre Becchi che sorgono in un pianoro leggermente più alto rispetto al Rosset e al Leità. Il panorama è molto simile a quello del Rosset, ma la particolarità sono i numerosi Eriofori che crescono sulle sponde di questi laghetti.



Dopo qualche altro scatto io e Max cominciamo ad organizzarci per affrontare l'ennesima discesa all'auto per recuperare tende, sacchi a pelo e panini per la cena. La terza salita di giornata al Rosset sarà piuttosto faticosa per entrambi.
Mangiamo al volo i panini prosciutto e fontina e ci dirigiamo verso la location concordata per passare la notte: il lago Leità
Sotto al tramonto il cielo presentava una tale varietà di nuvole che era difficile valutarne la pericolosità, ma queste nuvole donavano comunque una tridimensionalità unica a tutto il paesaggio circostante.


Gli ultimi raggi di Sole hanno donato colori molto particolari alle nuvole più alte che avvolgevano la skyline che si ammira dalle sponde del lago Leità.


Sinceramente dal cielo sopra le nostre teste mi sarei aspettato qualcosa di meglio come colori, ma visto che qui è facile che al tramonto il cielo si pulisca completamente, mi ritengo molto soddisfatto del tramonto che abbiamo avuto. Poteva andarci peggio! :-)

L'idea di passare la notte a fotografare la volta celeste sulle sponde del lago purtroppo è crollata definitivamente quando i primi tuoni e lampi all'orizzonte hanno fatto la loro minacciosa comparsa facendoci battere la ritirata. Il tempo di altre due foto e le nuvole avevano ormai avvolto completamente il cielo e le cime di fronte a noi.



La giornata era stata piuttosto pesante per tutti e tre, ma sicuramente io e Max avevamo faticato molto viste le tre salite di giornata al colle del Nivolet. In totale io e Max abbiamo percorso circa 1200-1300 metri di dislivello di cui 600 in salita. Nonostante la faccia bruciata dal Sole, il freddo patito durante tutto il giorno, i 1200 metri di dislivello percorsi, Max se l'è sentita di guidare fino a casa! Non so quali sostanze abbia ingurgitato prima della partenza, ma è riuscito a reggere benissimo per tutto il viaggio e se non mi sbaglio, con una sola sosta notturna. Alle 3 e mezza di notte eravamo a casa di Francesco. Qualche mugolio per salutarci e dopo gli ultimi 15km di auto anche io ero a casa.



4 commenti:

ale e fede ha detto...

Bell'articolo Stefano e profonda invidia per l'avventura passata al Nivolet.

Salvatore Falcone ha detto...

Confermo l'invidia ed i complimenti per il racconto e le foto!

Enrico ha detto...

beh siete dei matti scatenati... bellissimo lo scenario e gran bel tramontazzo!

E

Marek ha detto...

Simplemente bellas...un saludo