Grazie a tutti i visitatori. Thanks to all visitors

13.3.12

Percorrendo i fiordi occidentali



Lunedì 5 settembre - Da Grundarfjörður a Bíldudalur

Ci alziamo per fare colazione con ancora il sorriso sulla faccia. Inebetiti dalla sera prima. Nella sala comune dell’ostello conosciamo una famiglia di italiani e quando gli raccontiamo dell’aurora boreale sgranano gli occhi. Pensavano li stessimo prendendo in giro, ma semplicemente erano andati a letto, mentre noi fino alle 2 del mattino eravamo fuori al freddo ad ammirare lo spettacolo delle Northern light. Questi piccoli episodi ci ricordano, a me e a Davide, come la passione per la fotografia permetta di godere di certi spettacoli.
Oggi dobbiamo lasciare Grundarfjörður e guidare fino a Bíldudalur, piccola località di pescatori nei fiordi occidentali. Ci aspettano diverse centinaia di chilometri, ma non siamo per nulla scoraggiati, anzi siamo carichi a mille e pronti a riempirci il cuore di altre emozionanti visioni nelle terre islandesi.
Alla partenza, un bellissimo arcobaleno prese forma proprio sopra sopra al caratteristico fiordo di Grundarfjörður. Scattiamo due foto al volo proprio mentre carichiamo le valigie in auto, ma era un momento di luce e di colori davvero imperdibile!


Percorrere in auto i fiordi è un po’ un calvario, ma non perché sono su sterrato e occorre molta attenzione per non incappare in qualche buca profonda, ma perchè vanno percorsi seguendone tutto il perimetro, un po’ come trovarsi a percorrere i denti di un pettine. Sei su un dente e vedi quello successivo all’orizzonte e sai benissimo che per arrivarci dovrai prima entrare nell’insenatura del fiordo e poi risalire fino alla punta del fiordo successivo.
Dopo diverse ore così, nel primo pomeriggio arriviamo all’ostello di Bíldudalur.
Costruzioni in lamiera arrugginita, reti da pesca, corde, piccole e vetuste imbarcazioni caratterizzano tutta la zona e sotto un cielo grigio lo scenario appare ancor più desolante.
L’ostello, che sorge sul porto di questo piccolo abitato, ha un aspetto davvero poco accogliente e sembra lasciato a se stesso da diverso tempo, ma la vacanza è all’insegna del risparmio e ci va bene così.
Dopo aver parcheggiato, arriva un fuoristrada e scende una signora che scopriamo essere la proprietaria dell’ostello. Entrambi ci chiediamo se sia stato un caso che lei fosse arrivata nello stesso nostro istante o se nel paese girano talmente poche auto che gli abitanti sanno riconoscere subito le auto dei turisti.

L’ostello in realtà non è così male come poteva sembrare dall’esterno e sia le sale in comune che le camere sono pulite e accoglienti, ma la cosa che colpisce sia me che Davide, è la presenza anche in un paese così piccolo e disperso nei fiordi, di una connessione wireless a internet!
Dopo aver passato la notte precedente al freddo, ma soprattutto dopo 4-5 ore di sterrato, siamo piuttosto stanchi e nel pomeriggio facciamo solo una breve uscita ad esplorare le coste del fiordo. Queste appaiono subito piuttosto selvagge e difficili da esplorare senza mezzi adatti. Qui è facile imboccare strade molto strette che finiscono bruscamente e dove è molto difficile manovrare l'auto per tornare indietro. Nel tornare verso l'ostello finalmente un piccolo spiraglio di cielo sereno ci spinge a scattare qualche foto.


Purtroppo questo spiraglio si richiude alla svelta e le condizioni atmosferiche diventano molto poco promettenti per il tramonto e decidiamo quindi di rientrare in ostello. Cena, un po’ di puntate dei Griffin, poi a letto.

Martedì 6 settembre -
Látrarbjarg e dintorni..

Al risveglio il cielo è completamente coperto e l’aria è molto umida. Le cime dei fiordi sono strette nella morsa di nuvole molto basse.


Non è certo una giornata promettente, ma il tempo qui è spesso così e quindi non ci abbattiamo più di tanto e partiamo in auto per visitare Látrarbjarg, il punto più occidentale dell’Islanda, ma anche dell’intera Europa. Nel viaggio verso il fiordo, un peschereccio dei primi del ‘900 arenato su una piccola spiaggia tra i fiordi attira inevitabilmente la nostra attenzione. Il peschereccio suscita l’impressione di trovarsi di fronte ad una nave fantasma, uscita da qualche film horror.


Purtroppo nei dintorni del peschereccio ci accorgiamo della presenza di diverse siringhe il che ci riporta alle difficoltà di chi si trova a vivere in queste lande desolate.
Dopo un paio di foto e espletati alcuni bisogni fisiologici, ripartiamo verso Látrarbjarg. L’attrazione principale della zona sono i simpatici Puffin e altre specie di uccelli che nidificano sulle altissime scogliere. Purtroppo però a settembre è praticamente impossibile vederne ed infatti la nostra visita sarà orientata ad esplorare l’affascinante scogliera che nel suo punto più alto raggiunge i 400 metri di altezza sull’oceano sottostante.


La passeggiata di un’oretta lungo l’altissima scogliera di Látrarbjarg non lascerà il segno a causa della giornata molto grigia. Portiamo a casa qualche foto, ma nulla di eccezionale. Senz’altro è uno di quei luoghi che è meglio visitare in luglio o agosto e non a settembre quando ormai l’inverno fa sul serio e i colori sono pochi.
Nel rientrare verso l’ostello, optiamo per una breve divagazione verso una spiaggia vista all’andata. La strada scende rapidamente verso la costa e dopo poco siamo nel grande parcheggio utilizzato dai bagnanti nella stagione estiva. Ora tutta la zona appare a dir poco disabitata, a tratti quasi inquietante. Costruzioni basse in lamiera, finestre chiuse e un solo fuoristrada arrugginito parcheggiato. Una location perfetta per qualche horror stile Hostel.
Vista la giornata grigia facciamo solo un giro in auto intorno a queste strutture, senza nemmeno scendere a piedi verso la spiaggia, e riprendiamo la strada per Bildaludur dove pranzeremo. Nei fiordi occidentali islandesi bisogna scordarsi bar o ristoranti lungo la strada come siamo abituati in Italia. Qui per trovare qualcosa da mangiare occorre arrivare almeno ai distributori di benzina che spesso distano tra loro centinaia di chilometri!
Dopo pranzo ci ritroviamo nuovamente in camera a guardare qualche puntata dei Griffin sul PC sperando che al tramonto il cielo si apra un po’, regalandoci qualche sprazzo di colore. Dopo due puntate però crolliamo entrambi sul cuscino.

Mi sveglio, guardo fuori e finalmente vedo un po’ di luce del sole baciare i ripidi fianchi dei fiordi a ridosso di Bilduladur. Il cielo è molto bello, variegato di nuvole e una luce calda e intensa avvolge già tutto il fiordo.
La decisione è presto presa. Si cena subito e si esce a fotografare il tramonto in una delle spiagge individuate il giorno prima e magari, se il cielo si aprisse ulteriormente, anche l’aurora boreale. Consumiamo una cena in fretta e furia, ci infiliamo scarponi e giacca e proprio in quei momenti una luce straordinaria e colori caldissimi sul cielo, ci colgono alla sprovvista.
La frenesia ha la meglio e di li a poco ci troviamo a viaggiare a 90 all’ora su sterrato impostando alcune semicurve praticamente in derapata per arrivare il prima possibile sulla spiaggia e non perdere nemmeno un istante di quei colori. Fino ad allora i fiordi avevano mostrato a noi solo il loro aspetto più aspro e duro. Nuvole minacciose a ridosso delle cime, colori grigi e spenti. Ora, vederli illuminati dal sole, con colori brillanti rendeva tutto il paesaggio più “vivo” ed emozionante.




Dopo l’esplosione di colori restammo sulla spiaggia ad aspettare l’evolvere della situazione meteo per la notte. La voglia di tornare a fotografare ancora l’aurora boreale era tantissima, ma purtroppo, il cielo che prima del tramonto sembrava volgere al meglio, si chiuse ancora una volta e nemmeno una stella fece capolino tra le nuvole. Qualche foto al crepuscolo e poi andammo a dormire.




Mercoledì 7 settembre - Da Bíldudalur a Korpudalur

Ancora una volta un cielo grigio e cupo ci attende fuori dall’ostello, ma cerchiamo di non farne un problema: siamo in Islanda, una terra tanto sognata e ora che siamo qua non abbiamo voglia di prendercela contro un tempo inclemente. Oggi lasceremo l’ostello di Bilduladur per dirigerci verso Korpudalur. Località che non appare su nessuna cartina della zona. La cosa ci lascia un po’ perplessi, ma avendo le coordinate GPS dell’ostello non siamo preoccupati. Il navigatore, siamo sicuri, ci porterà a destinazione ancora una volta.
Nel viaggio verso questa località ignota, abbiamo in programma la visita a Dynjandi, una delle numerosissime cascate della zona, ma questa è una delle più alte e famose di tutta l'Islanda.

Lungo le strade sterrate dei fiordi abbiamo sempre la sensazione di attraversare zone remote, completamente disabitate, ma non è solo una sensazione, qui non abita davvero nessuno e i terreni che circondano le strade sono tali e quali a quelli di migliaia di anni fa! Non hanno subito nessuna opera dell’uomo, ma solo degli agenti atmosferici.


Dopo due ore di auto un po’ noiose per via del paesaggio monotono e un cielo plumbeo, finalmente si apre davanti a noi l’anfiteatro di Dynjandi.
La cascata è molto alta, ma quello che stupisce di più sono la portata e il fronte d’acqua. Si rimane stupiti perché tutta la zona attraversata prima di arrivare nei pressi della cascata, appare molto arida e senza cime montuose nelle vicinanze. Solo a pochi minuti in auto dalla cascata ti trovi ad affiancare il grosso corso d’acqua che le forma e non riesci proprio a capirne la provenienza.

Il cielo coperto ci ha senz’altro privato di molti colori che si sarebbero potuti sviluppare sui muschi che ricoprono le rocce nei dintorni, ma uno spettacolo naturale del genere, con qualsiasi condizione atmosferica, lascia sempre il segno.



Dopo un’oretta di scatti continuiamo il nostro viaggio lungo i fiordi e verso la tappa più a nord del viaggio, Korpudalur.
I fiordi a nord sono via via più verdi e rigogliosi rispetto a quelli all’estremo ovest dove sabbia, rocce nere la facevano da padrone. Qui a nord il paesaggio è senz’altro più intrigante e vario.
Dopo circa 3 ore di viaggio finalmente troviamo una piccola indicazione per Korpudalur e scopriamo che questa località è semplicemente un raggruppamento di tre case più un ricovero per le pecore.
La zona è veramente stupenda. Il nostro ostello sorge in mezzo ad una radura circondata a ferro di cavallo da fiordi altissimi, più uno centrale che si protende verso la radura. Un paesaggio molto vasto, di grande respiro e che da un gran senso di libertà.


Una delle tre case di Korpudalur sarà la nostra base per le prossime due notti.
Questa ci appare subito molto graziosa e ben curata. Gli ostelli fino ad ora erano semplicemente dei casermoni adibiti a dormitori. Questo aveva tutto un suo carattere, una sua personalità. Entriamo con discrezione e per qualche istante ci sembra quasi di aver sbagliato casa, ma di li a poco ci viene incontro il proprietario. Un simpatico e anziano signore di 2 metri con due spalle enormi e con una stretta di mano a dir poco poderosa. Il suo sorriso però fa intuire che sia una persona molto buona e contenta di avere spesso ospiti in casa sua, si perché a differenza degli altri ostelli in cui il proprietario viveva in altra struttura, in questo i due proprietari, marito e moglie, vivono qui e s
iamo a tutti gli effetti ospiti loro. Una sensazione che può mettere un po' in soggezione, ma i due proprietari ci fanno sentire a nostro agio fin da subito.
La camera è al secondo piano e ha i letti a castello, ma la cosa che ci colpisce e diverte di più, è l'uscita di sicurezza: una scaletta in corda con pioli di legno da agganciare al davanzale della finestra!

La vista sui fiordi dalla camera è favolosa. Senza ombra di dubbio è l'ostello migliore fino a questo momento del viaggio.

Dopo un buon piatto di pasta e dopo aver riposato un po’in camera, nel pomeriggio optiamo per visitare la zona e fare scorte di cibo per le prossime tappe del viaggio. D’ora in avanti infatti i supermercati saranno sempre meno e occorreranno buone scorte di cibo per cucinare negli ostelli.
Korpudalur sorge nelle vicinanze della capitale dei fiordi islandesi, Ísafjörður. Questo è un paese piccolo, che conta meno di 3000 abitanti, ma quando per giorni si percorrono centinaia di chilometri in mezzo al nulla, dove le uniche costruzioni sono i vecchi depositi per la manutenzione delle strade o i ricoveri per pecore, trovarsi di colpo a girare tra negozi, fast food ecc. da la sensazione di trovarsi in una metropoli!
In Islanda esistono diverse catene di supermercati, ma la BONUS è la migliore in assoluto per prezzi e disponibilità di alimenti ed è proprio in uno di questi che scorgiamo su uno scaffale delle confezioni di cappelletti Barilla! Quasi una visione mistica! Trovare i cappelletti quassù tra i fiordi occidentali islandesi è davvero curioso, si vede che oltre a teste di capra bollite, apprezzano anche la cucina emiliana. Ovviamente ne prendiamo diverse confezioni per non dimenticare le nostre tradizioni culinarie.
Dopo esserci riforniti di cappelletti, facciamo un piccolo tour della capitale che però offre molte poche attrazioni turistiche, se non una chiesa dall’architettura molto particolare e che ricorda vagamente le costole di una balena. Per questo motivo e per il meteo inclemente, non scendiamo nemmeno dall’auto preferendo piuttosto un giro esplorativo lungo le stradine che si diramano lungo i selvaggi fiordi della zona. Questo è un altro degli aspetti ricorrenti in Islanda. Basta mettere un piede fuori dai piccoli centri abitati per trovarsi nuovamente in mezzo al nulla. Lo sguardo non incontra più nessun segno tangibile del passaggio dell’uomo.
I fiordi intorno a Ísafjörður purtroppo hanno insenature molto strette e quindi a meno di non riuscire a spingersi fino alle estremità, cosa che molto spesso si riesce a fare solo con 4x4 o percorrendo i sentieri a piedi, non si riesce a fotografarli facilmente nelle ore più consone perché la luce svanisce molte ore prima portandoli in ombra. Non demordiamo e cerchiamo comunque qualche stradina percorribile con la nostra Suzuki Swift 4x4 e grazie al navigatore Garmin riusciamo ad individuare un paesino situato all’estremità di un fiordo, Suðureyri. Dopo una ventina di minuti un forte odore di pesce entra in abitacolo e annuncia l’ingresso nel paese. Questa ridente località che conta si e no 50 abitanti, ruota tutto attorno alle attività del porto come tutti i principali paesi dei fiordi occidentali. Attraversiamo il paese e proseguiamo lungo le ripide coste del fiordo.
La stradina attraversa punti molto suggestivi e l’idea di immortalare un tramonto da uno di questi punti ci trova subito d’accordo. Il problema è che mancano ancora diverse ore al tramonto e non abbiamo cibo con noi. L’idea di saltare un pasto non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello quando stasera potremmo farci un piatto di cappelletti con burro e parmigiano reggiano. Facciamo marcia indietro e ritorniamo a tutta velocità all’ostello. I cappelletti sono uno stimolo troppo forte a cui è difficile rinunciare.
Dopo un gustoso piatto di cappelletti, immortalati con l’iphone di Davide su sfondo di fiordi islandesi...


e dopo aver scoperto che i proprietari dell’ostello sono appassionati di musica metal, siamo già nuovamente in viaggio verso il punto individuato in precedenza. Ancora una volta darò libero sfogo ai 75 cavalli della nostra Suzuki Swift e in meno di 40 minuti siamo nuovamente a Suðureyri.

Giunti ormai alla meta, un momento di luce ci porta a fermare l’auto: una miriade di raggi bucano le nuvole all’orizzonte e un gruppo di uccelli si alza in volo proprio in quel momento. Una scena davvero emozionante e che fa esclamare a Davide: “..meglio di Into the Wild!”. Ci fermiamo un pò per gustarci quel momento, ma dopo poco siamo di nuovo in viaggio verso la spiaggia dove intendiamo fotografare il tramonto.
Entrambi siamo euforici e si fa largo il pensiero che di li a poco avremmo assistito ad un tramonto memorabile. Le condizioni ci sono tutte: nuvole poco compatte sopra all’orizzonte, orizzonte sgombro da nubi, tutte condizioni che dovrebbero creare colori a non finire. Ed è così. Dopo pochi minuti che siamo sulla spiaggia un'esplosione di colori prese vita sull'orizzonte chiuso sui lati da ripidi e altissimi fiordi..


L’unica nota dolente della serata sarà ancora una volta il meteo. Il cielo che speravamo si aprisse si coprì nuovamente come la sera precedente, frantumando ogni speranza di vedere l’aurora boreale. Preoccupati di non fare troppo tardi, ci affrettiamo a rientrare all’ostello, ma una volta li scopriamo che i simpatici proprietari sono ancora svegli e intenti a guardare la televisione. Andiamo a letto prima noi di loro.

2 commenti:

Andrea Moro ha detto...

Continuo a seguire i tuoi post Ste!! Continua così! Il racconto è piacevolissimo e le foto davvero stupende! I fiordi occidentali sono mancati al mio viaggio! Nonostante il brutto tempo hai portato a casa degli scatti comunque favolosi e soprattutto che raccontano la wilderness islandese!! A presto! Ciao ciao.

Andrea

Vincenzo Danilo Bonacci ha detto...

Quoto!!!
Caro Stefano, ormai il tuo blog è diventato fonte di ispirazione!!!
Le foto sono sempre splendide ed ammiro molto l'utilizzo che fai della post produzione facendole esaltare le immagini della tua mente prima che assumano un aspetto compiuto.
Ti voterei come il Bruce Chatwin dei nostri tempi!!!
Un saluto,
Vincenzo